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ANTONELLI CHE MAGNIFICA VERTICALE



Ormai si parla del secolo scorso, mamma quanto sono vecchio. A circa metà degli anni settanta mio fratello insegnava a Spoleto, quasi tutte le settimane tornando a Roma portava con sé un buon bottino enogastronomico, una volta poteva essere del tartufo, un salame o qualsivoglia ricercatezza. Molto spesso si trattava di una bottiglia di Sagrantino, a quei tempi poco diffuso e semisconosciuto ai più. I pregi di questo vino hanno fatto presto a diffondersi, ad essere apprezzati non solo dagli intenditori ma da numerosi consumatori.


Era il 1979 quando ottenne il riconoscimento DOC e nel I999 quella DOCG. Le storie sull’origine di questo vino sono legate sia alla realtà che alla leggenda: alcuni fanno risalire le origini al XV° secolo per merito di religiosi o a un monastero di suore nel Territori di Montefalco, ma quella più affascinante è sicuramente quella raccontata da Filippo Antonelli durante la verticale del suo Sagrantino. Quanto raccontato dal vignaiolo risulta quantomeno suggestivo: fa risalire il nome del borgo di Montefalco addirittura a Federico II, grande appassionato di caccia con il falco, l’imperatore era anche un grande allevatore di questi rapaci, e proprio da questi uccelli deriverebbe il nome Montefalco, e del nome di una razza dei volatili il vino che si produceva nella zona, territori di caccia di Federico.



Filippo Antonelli


Lasciamo la “storia” per arrivare a parlare della degustazione verticale del Sagrantino di Antonelli: già il luogo scelto è stato di grande pregio, Palazzo Antonelli a ridosso di Corso Vittorio a Roma. E’ obbligo dire che il Sagrantino di Filippo è una delle migliori espressioni di questo vitigno. Un vino sicuramente di grande struttura che grazie alla presenza di polifenoli e tannini, riesce ad avere una grande longevità. La verticale abbraccia almeno una ventina di annate tra le quali, a mio avviso fanno spicco la 2003 e la 2018. La prima ha il pregio di aver mantenuto la freschezza originale, il bel colore intenso e il frutto iniziale. Mentre la 2018 al primo sorso cattura tutte le capacità del palato per riconoscerele caratteristiche tipiche del frutto e del vitigno. E' un vino molto intenso, ricco e complesso, al palato robusto, caldo, sapido e molto persistente.


La serata è terminata con una cena davvero memorabile, organizzata nel giardino del Palazzo Antonelli una cornice a dir poco suggestiva. Giulio Terrinoni autore dei piatti elegantemente presentati dal suo staff, ha risposto con creazioni degne dei vini di Filippo Antonelli: Carpaccio di gamberi, foie gras marinato, gel di cipolla rossa, Ravioli di broccoletti, alici, tartufo nero, Carrè di agnello, il suo estratto, salsa allo scalogno, spinaci, Cioccolato e piccola pasticceria. Durante la cena tra i vini serviti si sono distinti il Trebbiano Spoletino sia in versione ferma che in bollicine, il Sagrantino Molino dell’Attone, pregiato cru dell’azienda e l’immancabile e incantevole Sagrantino Passito. Davvero una esperienza memorabile

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