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The Roof a Roma, la terrazza gourmet nell'hotel multiforme



di Massimo Cerofolini


È un albergo, ma anche uno studentato. Un ufficio per lavorare a distanza, ma anche una palestra. Oppure una scuola di cucina, un laboratorio di ceramica, uno spazio per eventi aziendali o incontri culturali. Ma soprattutto è un bistrot al settimo piano, vista superba sulla città, dove dalla colazione alla cena si sperimenta un menu creativo, con ingredienti selezionati e mani esperte ai fornelli. Tutto questo, e forse altro ancora, è dotcampus, il progetto multimediale dal sapore nordico, ora impreziosito da The roof, terrazza gastronomica aperta anche agli avventori esterni. Si trova a Roma, nel popolare quartiere di San Giovanni, con i rumori e il chiasso che svaniscono appena varcata la soglia di quello che fino a poco tempo fa era l’istituto privato Manieri Copernico.


Il risultato è un contenitore spurio, innovativo per la capitale, che trova la sua unità nel progetto di fondo, saldamente guidato da Roberta Virgilio, laurea in ingegneria ambientale al Politecnico di Milano e una lunga gavetta come consulente nel food and beverage. “Ogni scelta che abbiamo fatto nei due anni di ristrutturazione – spiega – rispecchia i valori in cui crediamo: l’attenzione per l’ambiente e per le relazioni personali. Lo si vede in ogni dettaglio, dal sistema energetico a impatto zero agli arredi in legno e alla scelta di ingredienti naturali per la ristorazione. Quello che vogliamo è offrire un luogo diverso, informale e rilassato, dove le persone possono svolgere una serie di attività, dal soggiorno al lavoro, dallo studio allo svago, sentendosi sempre a casa”.



Lo chef Gianluca Pienzi


Un campus multiforme, insomma, di quelli che ti aspetti di trovare a Berlino o a Copenaghen. Ecco allora che dalle 7.30 del mattino lo staff della cucina accoglie residenti ed esterni con menu studiati dallo chef Gianluca Pienzi (curriculum di rango che include anche il ristorante dell’Hilton a Roma), insieme al fratello Francesco. Durante il giorno i servizi si alternano su ricette semplici della tradizione a pranzo e cena (più il brunch) toccando l’acuto al tramonto. Qui l’aperitivo, con il sole che stinge sul profilo della basilica di San Giovanni, osa un arcobaleno di assaggi originali realizzati con grande tecnica (costo 20 euro, drink incluso): nell’ordine, Guacamole con pico de gallo, Hummus di ceci con garnish di ceci soffiati, Crema di pomodoro e zenzero, Pizza bianca con mortadella, Bottoncino farcito con club sandwich frullato, Finger sandwich con cetriolo marinato con yuzu, soia e vaniglia, con insalata di gamberi marinati con lo yuzu e soia, Tartare di salmone marinato sotto sale per 24h con crema di avocado e crème fraìche, Pan brioche tostato con burro montato senza lattosio, sale maldon e finocchietto selvatico, Scrocchia e Nachos all'italiana (pasta all'uovo fritta speziata). E come cocktail provato un ottimo Sangria dei Castelli con erbe e fiori dei campi laziali.



Un momento della prima colazione


Da segnalare la cura nella scelta dei fornitori. Qualche esempio? Le insalate e le erbe di The Circle (fattoria acquaponica ultrapremiata che serve molti chef stellati), il Forno Marchetti per i pani speciali, Altrovino per vini biologici e biodinamici, WAMI per l’acqua socialmente responsabile, Plose per i succhi di frutta biologici e Doreca per i distillati.

L’ambiente della terrazza, come del resto quelli comuni al piano terra e al meno 1, richiama il calore dell’arredo nordico: mobili in legno (sono stati recuperati anche alcuni banchi della vecchia scuola), fiori freschi ai tavoli, con ampie vetrate di sala in sala, una settantina di sedute e il tetto che si apre nei mesi estivi.



Una delle insalate


Coerente con questi principi il resto del progetto. Le stanze dell’hotel puntano a una clientela variegata ma sempre in linea con lo spirito del posto: in parte studenti fuori sede sia italiani che stranieri (forniti di un’ampia cucina fai-da-te con decine di frigoriferi, fornelli e dispense per tutti, assieme ad aree con tavoli per studiare), in parte manager in trasferta (con aree riservate per lavorare e sale coloratissime per presentazioni), in parte villeggianti occasionali. “Abbiamo limitato il numero delle camere perché volevamo inserire diversi ambienti polifunzionali e fare della struttura soprattutto un luogo d’incontro accogliente”, precisa Roberta Virgilio. Operazione al momento riuscita. Sì, perché anche gli esterni – oltre al ristorante all’attico - hanno per esempio accesso alla palestra con attrezzatura Technogym di ultima generazione, sala yoga e corpo libero con affaccio su un cortile silenzioso. Ma in altri piani è possibile lavorare in smart working, organizzare riunioni di lavoro o incontri letterari, mentre la struttura propone corsi di artigianato di vario tipo o legati alla cucina. Mancava a Roma uno spazio così, la giusta atmosfera per trovarsi in una bolla di cose ben fatte.

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